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lunedì 22 aprile 2024

Intervista doppia a Diego di Dio e Francesco De Benedittis

Buongiorno lettori e lettrici 😉

Grazie all'agenzia letteraria Saper Scrivere ho avuto il piacere di intervistare Diego Di Dio e Francesco De Benedittis. 

Ecco a voi l'intervista doppia! 

Buona lettura :) 

intervista


Il silenzio dei vivi è un graphic novel che mescola il giallo, il noir, il surreale e l’onirico. La trama gialla è il pretesto per affrontare i demoni interiori del protagonista, il commissario Ettore. Un uomo tormentato dal fatto di non essere mai stato figlio, per via di un padre assente. Un uomo che non riesce più a capire cosa sia reale e cosa no. Soprattutto, un uomo obbligato a fare i conti con la distanza, mai così sottile, che separa la ragione dalla follia. Un’insolita crime-story dal carattere introspettivo.


Ciao, benvenuto sul blog, ti do del tu, ti va di presentarti brevemente a chi ci legge?


Diego: Ciao tutti, grazie per l’ospitalità. Brevemente: Diego Di Dio, 39 anni, papà di una bellissima bimba. Sono autore (romanzi, racconti, fumetti), editor, titolare dell’agenzia Saper Scrivere (saperscrivere.com) e docente di scrittura creativa e editoria. Fino a poco tempo fa dirigevo anche una piccola casa editrice.


Francesco: Salve, Francesco, illustratore e architetto. Sono anni che divido il mio lavoro tra arti figurative, fumetti e illustrazioni alternando con architettura, modellazione tridimensionale e studio dei materiali. Esulto quando gli inchiostri vibrano e le superfici tramano.




Quando hai iniziato a scrivere/disegnare? 


Diego: Prestissimo, direi intorno ai 9-10 anni. Disegnavo i fumetti dei supereroi e ne scrivevo le storie, oppure facevo la novelization dei film: scrivevo, in prosa, i film che mi avevano appassionato di più. Solo durante l’università (Federico II, Napoli, giurisprudenza) ho cominciato a studiare seriamente scrittura creativa e editoria.


Francesco: Avrò avuto 3-4 anni. Il mio periodo artistico migliore. Alle elementari disegnavo trappole con mio fratello.




Come vi siete conosciuti?  


Diego: Avevo proposto questa idea (sotto forma di soggetto) all’editore NPE. Una volta approvata, abbiamo vagliato una serie di disegnatori, e alla fine la scelta è caduta su Francesco. Quindi diciamo che è stato questo progetto a farci conoscere, e sono felicissimo di aver lavorato con lui.


Francesco: Ci ha messo in contatto il caporedattore di NPE, Stefano Romanini per il progetto di Diego.



Perché un lettore dovrebbe leggere questa graphic novel? Cosa ha di speciale?

Diego: Alla seconda domanda preferisco che risponda chi l’ha letta (rischierei di essere autoreferenziale, altrimenti). Per quanto riguarda la prima, ho scritto la storia tenendo presente un mio lettore-ideale, non dissimile dal me lettore. Ho cercato di mescolare tutte le suggestioni raccolte negli anni (Frank Miller, Alan Moore, Grant Morrison, ma anche Tiziano Sclavi ecc.) per congegnare una storia che parlasse di demoni interiori, di psicologie traballanti, di silenzi. Di senso di colpa. Se i lettori si emozioneranno nella stessa misura in cui mi sono emozionato io mentre scrivevo, allora direi che potremmo ritenerci soddisfatti.


Francesco: Beh, Napoli. Napoli noir. Serve altro?



C’è qualcosa del tuo ambito personale che hai voluto riportare? 


Diego: C’è sempre qualcosa di personale, nelle storie. In questa, in particolare, ho lasciato trapelare un amore particolare, travolgente e totalitario al tempo stesso: l’amore di un padre. Da quando è nata la mia Nicole, ogni libro è dedicato a lei e la piccola, a suo modo, s’infila nelle storie, tra le pagine, sotto qualche forma. Sempre.


Francesco: Le mani. Nel senso che, essendo (almeno per me) tra le cose più complicate da disegnare, le mani, tante posizioni delle mani me le sono studiate sulle mie mani, le mani. Il risultato è che i personaggi del fumetto gesticolano come me, come un italiano. Furiosamente.



Nella graphic novel qual è il tema principale?


Diego: Ci sono vari temi, nel “Silenzio dei vivi”. Il senso di colpa, il rimorso, sopra ogni altra cosa.Ma anche la voglia di cambiare il passato, il tormento di chi ha commesso un errore che pagherà per tutta la vita. C’è anche redenzione, tra queste pagine. Il tutto mescolato dentro una psiche tormentata e labile.


Francesco: Il sonno. Dormire bene fa stare sereni. Chi è sereno sta più allegro. Gli allegri fanno cose meno turpi, credo.




Qual è il personaggio a cui sei più legato? 


Diego: Sono legato e tutti e tre i personaggi principali: Ettore, Bambino Pazzo, Signor Nascosto. Paradossalmente rivedo un pizzico di me in ogni di loro. Ovviamente sono portati all’esasperazione, come personaggi, ma diciamo che ognuno dei tre porta dentro di sé qualcosa del loro creatore. (Non è sempre così?)


Francesco: Il bambino pazzo. Gira in pannolone e stivali rosa di gomma, fuma la pipa e dice le parolacce. Tutte cose che vorrei fare quotidianamente ma faccio fatica, soprattutto con gli stivali rosa, cazzo!


C’è stata qualche difficoltà nel coordinarvi con i testi e con le tavole? 


Diego: Direi di no. L’unica difficoltà, come ripeto spesso, è stata il tempo: abbiamo avuto poco tempo a disposizione; per questo la realizzazione del progetto si è dilatata parecchio. Abbiamo entrambi delle vite caotiche, pienissime, a tratti folli. Per scrivere una storia occorrono, invece, calma e dedizione, e non sempre ci sono.


Francesco: Direi che è filato tutto abbastanza liscio. La sceneggiatura era chiara e disinvolta, Diego credo abbia apprezzato le mie proposte. Ci sono stati alcuni passaggi su cui abbiamo ragionato insieme senza difficoltà. Davvero niente male. 



Collaborerete ancora in futuro? Avete già qualche progetto? 


Diego: Progetti in cantiere ancora non ci sono, ma sicuramente c’è la volontà, da parte mia, di lavorare insieme in futuro. Dipenderà anche da come andrà “Il silenzio dei vivi”, ovviamente, ma se si dovesse presentare l’occasione di una nuova collaborazione, perché no?


Francesco: Per ora ci stiamo godendo la risonanza del “silenzio dei vivi”…poi si vedrà. Diego mi ha promesso un inseguimento sui tetti dei quartieri spagnoli che prima o poi allestiremo.




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