Questo post sarà più particolare degli altri in quanto non vi parlerò di un libro per adulti, ma per ragazzi. Come potete vedere dalla copertina il libro si intitola "La bolla di Onar" e l'autrice è Elisabetta Carovani.
Ringrazio l'autrice che mi ha sottoposto la sua opera, mi ha fatto tornare bambina, ma mi ha fatto anche molto riflettere.
Visto che è un libro per ragazzi e che è una cosa un pò particolare per il blog, ho deciso di recensire il libro intervistando l'autrice che gentilmente ha risposto alle mie domande.
Buona lettura! :)
Ciao Elisabetta, come ti è venuta l’idea di scrivere e pubblicare un libro per ragazzi?
L’idea di scrivere era nata già in tenera età, poi abbandonata perché gli impegni della vita quotidiana erano più pressanti. Ho lasciato la scrittura per riprenderla in un momento particolare della mia vita: la maternità. Diventare madre ha riacceso in me una passione ormai sopita da tempo: l’immaginazione, che mi aveva sempre contraddistinta fin da piccola, ha ritrovato la sua forza spumeggiante e mi ha trascinata in quest’avventura. Ho scritto quest’opera per i ragazzi per stimolarli a coltivare la magia della fantasia e dell’immaginazione. La pubblicazione è stata conseguenza del primo premio che ho vinto nel concorso letterario nazionale “Streghe Vampiri & Co.” a Novembre 2016.
E’ un libro di fantasia che racconta la vita dei folletti del mondo di Onar, a cosa ti sei ispirata?
Scusate se riprendo parte della risposta data in precedenza ma come ho anticipato è stato decisivo per me diventare mamma. Come poter presentare il mondo al mio piccolo? Ecco che fantasia ed immaginazione, che per tanto tempo avevo un po’ abbandonato, sono riaffiorate in me donandomi la forza di creare un mondo a misura di bimbo: così nelle notti insonni, durante i mesi di allattamento, ho dato vita a quei folletti che da piccola mi aiutavano a passare i miei pomeriggi in loro compagnia, e che ora spero possano far compagnia ad altri bimbi. Onar è una terra dove la natura, diversa da quella che gli umani conoscono, è rispettata e amata, dove proprio un fiore sta alla base della vita di tutti i folletti che vi abitano.
Il protagonista del libro è colui che scrive, ovvero Rabdos il folletto pennaio, ci racconti un po’ di lui?
Rabdos è il protagonista della storia, è dotato di un grande spirito di sacrificio, non si tira indietro davanti agli ostacoli o alle difficoltà. Anche se riconosce le sue debolezze ce la mette tutta per riuscire in tutto quello che fa. Gentile e cortese, allegro e amichevole, crescerà nel carattere durante la storia, per uscirne alla fine un folletto più maturo e più consapevole delle proprie possibilità, ma non è bene anticipare troppo, giusto?
Sulla Terra ci sono sempre tre folletti in azione, i Guardiani dei Sogni, che si muovono ad una velocità impressionante grazie ai Burak, cavalli alati, loro fedeli compagni; quando si avvicinano ad un bimbo i Burak, che sono in possesso di una pietra speciale, leggono nell’animo del piccolo i sentimenti e il modo in cui ha trascorso la giornata, e trasmettono le informazioni ai folletti che trasmigrano grazie ai loro Pilos (cappelli magici) nell’Archivio delle Ampolle su Onar e prelevano da un’ampolla la polvere che racchiude le emozioni e l’avventura giusta da far vivere a quel bimbo per quella notte. Il folletto, rientrato nel suo corpo, qui sulla Terra, sparge la polvere prelevata sulla fronte del bimbo, donandogli sogni d’oro, e passa oltre.
Ci sono tanti nomi “strani” dei folletti, te li sei inventata o li hai tratti da qualche altra parte?
I nomi dei folletti sono inventati, altri ripresi da una lingua antica che rispecchia una loro caratteristica o il loro essere. Alcuni termini li ho “rubati” a mia figlia che crescendo ci deliziava con il suo lessico speciale e unico. Ho inserito anche qualche termine in arabo come Burak (dall’arabo Burak o buraq) per coinvolgere uno spettro più ampio di lettori e stimolarli su più fronti. Premetto che amo andare contro corrente e, visto il dilagare di termini latini nella letteratura fantasy, ho deciso di invertire rotta. Grazie ai miei studi classici ho risvegliato la mia passione per il greco antico. Quando presento il libro nelle biblioteche sfido i ragazzi a partecipare ad un enigma letterario, cercare di capire quale lingua ha fatto da guida per la maggior parte dei nomi che si trovano nel libro. Ho sempre creduto che un libro non debba essere solo una bella storia, ma debba pure arricchire e accrescere la conoscenza dei lettori, lasciando un’impronta anche riutilizzabile nella vita quotidiana. Imparare divertendosi si può!
Nel libro ci sono anche delle illustrazioni, chi le ha realizzate?
Le illustrazioni le ha eseguite mio padre. La nostra collaborazione non poteva essere più perfetta, le doti artistiche le ho riprese sicuramente da lui. Pittore, scultore e fotografo per passione, mi ha trasmesso l’amore per l’arte in genere, e non solo. Fin da piccola mi rapiva nei suoi racconti per portarmi a spasso con la fantasia, devo anche a lui il dono dell’immaginazione. Questo libro è stato un bel modo per ringraziare mio padre del tempo che mi ha dedicato quando ero piccola, giocando con me: come lui raccontava a me le storie per sognare e giocare, ora sono stata io a guidare la sua mano nella realizzazione di questa storia. E chi meglio di un padre riesce a leggere nella mente di una figlia e ad estrapolare ciò che non è visibile agli occhi?
Il libro sembra terminare con delle minacce di pericolo per Onar e il racconto si ferma con il saluto da parte di Rabdos, è un finale voluto o promette un seguito?
Ovviamente sì, è un finale voluto per incuriosire perché, come ho anticipato in una risposta precedente, la storia continua.
A che fascia d’età è rivolto il libro?
Devo ammettere che il target di lettori a cui è rivolto il libro è al di sopra dei 6 anni. Dopo aver fatto leggere il libro a docenti di scuole medie inferiori e di scuole primarie è emerso che la fascia di età più indicata è pressappoco tra gli 8 e i 14 anni.
Infine so che hai vinto un premio con questa opera, raccontaci!
Da tempo i miei cari mi spronavano a scrivere una delle tante storie che mi frullavano per la testa. Ho dato ascolto a quanto mi hanno suggerito e devo ammettere, guardando a posteriori i risultati, che avevano visto in me qualcosa che io stessa non avevo ancora percepito. Così dopo aver partecipato ad alcuni concorsi, per gioco, ed aver sempre ottenuto importanti risultati, è arrivato l’inaspettato primo premio al concorso letterario nazionale “Streghe Vampiri & Co.” (organizzato dalla casa editrice Giovane Holden di Viareggio) nel Novembre 2016. È proprio grazie a questo premio che sono entrata nel mondo dell’editoria. La cerimonia di premiazione è stata un’emozione crescente fino all’insperato annuncio del mio nome. Ad essere sincera ad un certo punto credevo fermamente che avessero smarrito la mia opera, non ritenevo possibile che avrebbero scelto me come vincitrice, tra tanti partecipanti. Un momento che rimarrà per sempre nel mio cuore.
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